Era chiamato l’angelo dell’Apocalisse per le sue infiammate prediche sulle ultime realtà e il destino eterno che attende l’umanità. Richiamando i suoi contemporanei alla coerenza di vita con la fede professata e annunciando il Vangelo con vigore e coraggio, non temeva i potenti del suo tempo. È San Vincenzo Ferrer, nato il 23 gennaio 1350, a Valencia, in Spagna, da don Guglielmo Ferrer e da donna Costanza Miguel.
Fin da piccolo, fu portato alle cose di Dio e alla preghiera. Dopo aver compiuto brillantemente gli studi, il 6 febbraio 1368, decise di entrare nell’Ordine dei Domenicani. Perfezionò gli studi a Barcellona, Llerida, e Tolosa e, dal 1385, insegnò teologia a Valencia.
La giovane Agata è una delle martiri più conosciute e venerate dell'antichità cristiana. Venne uccisa durante la persecuzione dei cristiani voluta dall'imperatore Decio (249-251) a Catania.
È il primo Vescovo statunitense a essere canonizzato. Giovanni Newmann è conosciuto, soprattutto, per la sua attività pastorale ed educativa. Quando era Vescovo di Philadelphia, fondò il primo sistema scolastico diocesano cattolico negli Stati Uniti d’America.
Tutto quello che per il mondo non è che disgrazia e fallimento si può trovare in questo giovane morto a soli 19 anni. Orfano, povero, sfruttato nel lavoro, malato cronico, discriminato, trovò la sua realizzazione nel seguire Cristo Crocifisso. È Nunzio Sulprizio, che scoprì nell’amore di Dio la ragione della sua vita. Un’esistenza misera da un punto di vista umano, ma ricca di santità.
Nacque il 13 aprile 1817 a Pescosansonesco, in provincia di Pescara. Suo padre, Domenico, era calzolaio e sua mamma, Rosa, filatrice. Una famiglia modesta e semplice, ma ricca di fede. L’unico figlio della coppia venne battezzato lo stesso giorno della nascita con il nome di Nunzio. A tre anni di età, ricevette la Cresima. Qualche mese dopo, rimase orfano di padre. Sua madre Rosa, anche per sostenere economicamente il figlio, decise di risposarsi con Giacomo Antonio De Fabiis e si trasferì a Corvara (Pescara).
“Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”: così ripeteva Santa Madre Teresa di Calcutta a chi incontrava per coinvolgerlo nella carità verso i più bisognosi. Era convinta che nel servizio ai più poveri tra i poveri, non si doveva essere semplici assistenti sociali, ma fratelli che vanno in cerca di altri fratelli. Questo, perché la sua carità era animata dalla fede, non era semplice filantropia. Per lei era urgente sollevare le persone dalla miseria, ma era ancora più importante trasmettere loro il messaggio che Dio è Amore e che questo amore si traduceva in attenzione per la loro situazione. Il suo pensiero, a questo proposito, era molto chiaro: “Dio ha identificato sé stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno; nudità non solo di abiti, ma anche di quella compassione che solo pochi sentono per chi non conoscono; mancanza di tetto non solo per il fatto di non possedere un riparo di pietra, bensì per non avere nessuno da poter considerare vicino”.
Nicola di Mira, meglio conosciuto come Nicola di Bari, è stato un Vescovo nato a Patara in Licia (attuale Turchia), nel 270 circa. È un Santo che accomuna la maggior parte delle Chiese e delle Confessioni cristiane, venerato da Oriente e Occidente. È celebrato il 6 dicembre, giorno della sua morte e, il 9 maggio, nel ricordo della traslazione delle sue reliquie a Bari.
Nel XVII secolo, in Francia, la scuola non era più al passo con i tempi. L’insegnamento era dispersivo, lontano dalla realtà e dai bisogni della società in trasformazione. La cultura era riservata a un’élite e la scuola primaria era basata ancora sul metodo individuale. Un giovane sacerdote ebbe il coraggio di trasformare la scuola facendola diventare un luogo in cui prepararsi alla vita, oltre che dove apprendere nozioni e conoscenze.
Eletto a soli 54 anni, Pio IX detiene il record del pontificato più lungo della storia, ben 32 anni. Superando gli anni di pontificato che la tradizione attribuiva a San Pietro.
Cofondatore dell’Ordine dei Mercedari, Maestro generale dei Domenicani, soprattutto, famoso esperto di diritto canonico. È Raimondo di Penyafort. Nato tra il 1175 e il 1185 a Villafranca del Panadés, Raimondo studiò alla Cattedrale di Barcellona, dove in seguito insegnò retorica e logica.
Intuì le difficoltà e l’emarginazione a cui erano sottoposte le donne del suo tempo e non risparmiò energie per educarle e insegnare loro le verità della fede. Era convinta che per accogliere il Vangelo occorreva liberare le persone dall’ignoranza e dall’errore. Insieme con l’educazione, credeva che offrire una formazione professionale poteva favorire la promozione umana e l’affermazione nella società. Non vi furono dubbi per Rosa Venerini, quando dedicò tutta sé stessa al lavoro nel campo dell’apostolato e dell’educazione, in un’epoca, il XVII secolo, in cui alle donne erano precluse tante possibilità.
Due giovani madri: una di 22 anni che allattava un bambino, l’altra incinta di otto mesi. Tutte e due catecumeni, imprigionate a Cartagine, sotto l’imperatore Settimio Severo, nell’anno 203. Si chiamavano Perpetua e Felicita. Diverse per estrazione sociale: giovane patrizia la prima, sua ancella la seconda, ma accomunate dalla fede in Cristo e dal martirio. Vennero arrestate insieme con Saturo, il loro catechista, e altri catecumeni: Saturnino, Revocato e Secondolo.
La festa del Rosario venne istituita da San Pio V con il nome di “Santa Maria della Vittoria”, a perenne ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto il 7 ottobre del 1571, nella quale la flotta della Lega Santa sconfisse quella dell’Impero ottomano. I cristiani attribuirono la vittoria alla protezione di Maria, che avevano invocato recitando il Rosario prima della battaglia.
Era una bambina felice, appartenente a una famiglia animista abbastanza agiata, che viveva a Olgossa, nella regione del Darfur in Sudan. Aveva nove anni, nel 1878, quando venne rapita dai mercanti di schiavi. La sua vita si trasformò immediatamente in un incubo. Tanto fu lo shock che non si ricordò più nemmeno il suo nome, e i suoi rapitori la chiamarono per scherno “Bakhita”, che significa la fortunata.
San Giovanni di Dio, si chiamava Juan Ciudad, nacque, nel 1495, in Portogallo a Montemor-o-Novo. Visse i primi anni in quella città prima di trasferirsi a Oropesa, in Spagna, all'età di 8 anni. Partecipò a due guerre, una a Fuenterrabía nei Pirenei e una a Vienna contro i Turchi. Dopo questi eventi, tornò in Spagna e iniziò un lungo viaggio di ricerca spirituale che lo portò in varie città, tra cui Siviglia, Ceuta, Gibilterra e infine Granada, dove lavorò come venditore di libri. Dopo aver ascoltato una predica di Giovanni d'Avila, subì una profonda trasformazione spirituale che lo portò a dichiarare la sua “follia” per Dio, tanto da venire rinchiuso nell'Ospedale Reale di Granada. Uscito da lì, decise di dedicarsi completamente al servizio del Signore.
Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa sono unite nella celebrazione della Natività di Maria. Questa festa nacque in Oriente e venne introdotta a Roma da Sergio I nel VII secolo. In quel giorno, una processione partiva dalla chiesa di Sant’Adriano al Foro per giungere alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Secondo il Calendario liturgico viene ricordata l’8 settembre. In Oriente la natività di Maria era già festeggiata nel IV secolo ed era legata alla costruzione della Basilica di Sant’Anna a Gerusalemme. Questo luogo di culto sorgeva dove si trovava la casa in cui nacque Maria da Anna e Gioacchino. Da Gerusalemme il ricordo della Natività di Maria passò a Costantinopoli e la Chiesa d’Oriente la festeggia collegandola alla Concezione. Non va dimenticato che solo di Gesù, Maria e Giovanni il Battista la Chiesa festeggia la nascita sulla terra oltre che quella in Cielo.
Mediatore e operatore di pace nelle dispute tra i comuni in lotta tra loro, Sant’Andrea Corsini, religioso Carmelitano e Vescovo di Fiesole, venne anche incarcerato per questo suo zelo.
Il popolo la chiamava “Ceccolella”. Era conosciuta per la sua carità, per non vergognarsi a tendere la mano nel chiedere l’elemosina a favore dei poveri. Lei che era nobile di nascita e di rango. Si chiamava Francesca Bussa in Ponziani.
Nacque a Roma, nel 1384, figlia di Paolo Bussa di Leoni e di Giacobella di Roffredeschi. Fin dall’infanzia, amava leggere le biografie dei Santi ed era attratta dalle cose dello spirito. Ebbe come direttore spirituale dom Antonio di Monte Savello, un benedettino olivetano, che officiava la chiesa di Santa Maria Nuova al foro. Desiderava consacrarsi a Dio, ma a 12 anni, il padre aveva già concordato il matrimonio con Lorenzo Ponziani che apparteneva a un’agiatissima famiglia.
L’Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, comunemente detta San Giovanni in Laterano, è la Cattedrale di Roma. Mater et Caput di tutte le Chiese dell’Urbe e dell’Orbe è un punto di riferimento per la Chiesa Universale. Il 9 novembre si festeggia la sua dedicazione, avvenuta nel 324 per opera di Papa Silvestro. Esattamente, 1700 anni fa.
Gesù, “resta con noi e noi cominceremo a brillare come Tu brilli, a brillare in modo da essere una luce per gli altri” (Meditations on Christian Doctrine, VII,3). Questa celebre frase del Cardinale John Henry Newman racchiude in sintesi il suo pensiero e la sua eredità. Un personaggio scomodo al suo tempo, che suscitò reazioni di vario genere, anche tra i cattolici. Si deve a lui l’apertura ai laici e la loro partecipazione all’evangelizzazione in un’Inghilterra del XIX secolo ancorata alle tradizioni e contraria alle innovazioni. Ma Newman non fu certamente un uomo che si tirò indietro e promosse un laicato intelligente e ben istruito: “Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere” (The Present Position of Catholics in England, IX, 390). Coinvolse così i laici nell’insegnamento e nella catechesi, trovando opposizione anche tra il clero.
Notte di Natale 1252 ad Assisi: Santa Chiara era costretta sul suo giaciglio nel dormitorio del monastero di San Damiano a causa dell’infermità. Le sue consorelle la lasciarono sola per la recita del mattutino, ma lei avrebbe voluto unirsi a loro almeno quella notte. Allora, chiese al Signore di esaudire il suo desiderio, tanta era la sua devozione al mistero della nascita del Salvatore. Quello che accadde dopo spinse, a più di sette secoli di distanza, Pio XII, il 14 febbraio 1958, a proclamare Chiara patrona universale della televisione e delle telecomunicazioni. L’episodio riveste ancora attualità, in quanto, nel giorno in cui si celebra la nascita al Cielo della Santa, l’11 agosto, anche il Governatorato la ricorda per il suo patrocinio sulla Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi Informatici.
Pagina 5 di 6